Regione Lombardia si dota - prima e per ora unica Regione italiana a farlo - di un Catalogo regionale dei sussidi, sul modello di quello nazionale: ovvero un elenco ragionato dell’insieme degli interventi che hanno un effetto sull’ambiente, quale strumento di affiancamento alle decisioni pubbliche all’interno di una prospettiva di intervento che tiene conto anche di tematiche sociali e competitività economica.
A livello nazionale il Catalogo, arrivato alla terza edizione, è curato dal Ministero della transizione ecologica e presentato annualmente al Parlamento; la Legge di Bilancio 2020 ha attribuito poi al Ministero dell’Ambiente il compito di studiare proposte per la programmazione della riduzione dei sussidi ambientalmente dannosi, per cui è stata costituita una specifica Commissione interministeriale.
Il Catalogo nazionale utilizza una accezione molto ampia di sussidio in cui sono ricompresi “incentivi, agevolazioni, finanziamenti agevolati ed esenzioni da tributi finalizzati alla tutela dell’ambiente”.
Alla base, una macro-distinzione tra sussidi diretti (on-budget) in bilancio versante delle spese e sussidi indiretti (off-budget), quantificabili attraverso stime o simulazioni differenziali del minor gettito ottenuto rispetto ai benchmark di riferimento.
La terza edizione del Catalogo nazionale (CSA) ha identificato 171 misure con effetti ambientali potenzialmente rilevanti, per un totale di circa 44 miliardi di euro, classificati in tre categorie: sussidi ambientalmente dannosi (SAD) pari a 19,7 miliardi di euro, sussidi ambientalmente favorevoli (SAF) pari a 15,3 miliardi e sussidi incerti per 8,6 miliardi.
La novità lombarda, presentata dall’assessore ad Ambiente e Clima Raffaele Cattaneo alla Giunta regionale e nel corso del Primo Forum Regionale Sviluppo Sostenibile (per guardare il video, vai a questa pagina), non si limita a duplicare il livello nazionale ma si inserisce nella Strategia per lo Sviluppo Sostenibile di Regione Lombardia avviata nel 2018: un insieme di azioni e iniziative, pensate per rappresentare un passo avanti verso modelli di vita, di produzione e consumo più equilibrati, caratterizzati da un uso responsabile delle risorse a partire da quelle pubbliche.
In particolare, dalla Strategia è nato nel 2019 il Protocollo lombardo per lo sviluppo sostenibile, sottoscritto dai principali rappresentanti istituzionali e associativi, dal mondo della ricerca e dalle parti sociali del territorio. Tra gli impegni presi da Regione Lombardia è previsto proprio il Catalogo regionale dei sussidi.
Il Catalogo regionale è stato costruito, con il supporto di PoliS Lombardia e grazie al confronto con le Direzioni Generali, mantenendo un allineamento alla metodologia nazionale, così da poter garantire un eventuale raffronto.
Il lavoro condotto ha permesso di identificare nel Catalogo regionale sussidi ambientalmente favorevoli pari a 224,9 milioni di euro e sussidi ambientalmente dannosi pari a 215,9 milioni di euro, concentrati soprattutto nei sussidi indiretti.
Nel caso della ricognizione regionale, i sussidi indiretti possono venire dalla disapplicazione dei tributi nazionali o dall’estensione delle fattispecie agevolative, dall’applicazione di aliquote inferiori a quelle applicate in altre regioni, dal mancato adeguamento nel tempo delle aliquote all’inflazione.
È stata quindi condotta una comparazione con altre realtà regionali (Veneto, Toscana, Emilia R., Piemonte), utile quale confronto di benchmark, che ha consentito di definire ordini di grandezza di possibili rimodulazioni per taluni tributi (tassa automobilistica, addizionale gas metano, emissioni sonore degli aeromobili, benzina per autotrazione, canoni d’uso delle risorse,….) che potrebbero rendere disponibili risorse aggiuntive per opere e interventi di miglioramento e compensazione ambientale.
Dall’analisi complessiva è ad esempio emerso che risorse importanti (oltre 300 milioni di euro) potrebbero essere ottenute attraverso la rimodulazione dei due maggiori tributi propri derivati (tassa automobilistica e addizionale metano).
L’indagine ha messo in luce anche una serie di misure che sono state giudicate come ambientalmente incerte, in particolare rispetto a riduzioni/estensioni della tassa automobilistica, che costituiscono un fattore di miglioramento qualitativo del parco veicolare ma anche un incentivo all’incremento quantitativo delle auto in circolazione.
I SAF attualmente adottati attraverso il sistema fiscale riguardano ancora l’applicazione della tassa automobilistica (una misura) e l’IRAP (tre misure, ancora da quantificare).
In entrambi i casi si tratta di iniziative recenti, attraverso le quali il governo regionale ha introdotto esplicitamente elementi di selettività e condizionalità che incentivano scelte ambientalmente favorevoli: nel primo caso rispetto alla composizione qualitativa delle nuove auto (con il vincolo assoluto di rottamarne delle vecchie); nel secondo riguardo alle scelte insediative delle attività produttive, favorendo logiche di prossimità e di rigenerazione urbana e territoriale. Best practice che potrebbero guidare ulteriori tentativi di utilizzare la leva fiscale non solo come strumento di gettito, ma anche come opportunità per indirizzare le preferenze dei singoli agenti economici verso obiettivi di interesse collettivo.
Il Catalogo riporta le informazioni relative ad alcuni raggruppamenti tematici: agricoltura e pesca, ambiente e clima, infrastrutture, trasporti e mobilità sostenibile, sviluppo economico e bandi POR FESR 2014-2020.
La stragrande maggioranza delle misure inserite risultano SAF, con la particolare rilevanza dei fondi veicolati attraverso il Piano di sviluppo rurale (144 milioni di euro di SAF) e quelli legati al finanziamento della mobilità sostenibile. L’indicazione che ne scaturisce è, comunque, quella di accentuare attraverso i meccanismi selettivi e di condizionalità l’attenzione alle tematiche ambientali; in tal senso particolarmente rilevante il ruolo dell’Autorità Ambientale per l’utilizzo dei fondi strutturali, che agisce in una logica di integrazione della sostenibilità nella fase di costruzione delle diverse misure.
Seguendo l’impostazione del Catalogo nazionale, si è utilizzata la nomenclatura che parla di sussidi ambientalmente dannosi e di sussidi ambientalmente favorevoli; tuttavia, tale rappresentazione sintetica “dannoso-favorevole” rischia di essere fuorviante, se non integrata con la valutazione del corredo informativo complessivo presente nella documentazione.
Si verifica infatti che taluni sussidi individuati come favorevoli per il profilo ambientale non necessariamente sono, nel loro complesso, un’azione efficace della P.A., perché ad esempio si tratta di misure troppo costose rispetto ai benefici ambientali realmente prodotti o perché nel complesso non sostenibili se si considerano le ricadute sociali. Così come alcuni sussidi classificabili come ambientalmente dannosi prevedono un potenziale danno ambientale minimale, rispetto ad altre forme di beneficio complessivo.
Il Catalogo verrà aggiornato nel 2021 sempre coinvolgendo le Direzioni Generali e proponendo che l’approccio diventi ancora più sistemico nella fase di proposizione e preparazione delle politiche, per dare luogo a una valutazione dell’incidenza ambientale ex-ante dei sussidi. In un meccanismo decisionale di più ampio respiro, in cui le considerazioni di carattere ambientale vengono affiancate da valutazioni di carattere sociale ed economico, per massimizzare il risultato netto per la collettività.