Rapporto Economia circolare 2021: se raddoppia, gas serra in calo del 39%

Pubblicata il 7 mag 2021

Non ci può essere transizione ecologica senza economia circolare. E le possibilità di evitare una catastrofe climatica sono legate al rilancio dell’economia circolare da cui dipende il 39% dei tagli di CO2. Ma per raggiungere questo obiettivo occorre, a livello globale, raddoppiare l’attuale tasso di circolarità delle merci passando dall’8,6% al 17%.

Queste in sintesi le conclusioni a cui arriva il Rapporto nazionale sull’economia circolare in Italia 2021 realizzato dal CEN - Circular Economy Network, la rete promossa dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile assieme a un gruppo di aziende e associazioni di impresa in collaborazione con Enea.

La terza edizione, presentata a marzo dal presidente CEN Edo Ronchi e dal direttore del Dipartimento sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali Enea Roberto Morabito, con un intervento video dell ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, vede anzitutto l’Italia per il terzo anno consecutivo in testa nel confronto sulla circolarità tra le cinque principali economie dell’Unione europea ovvero Germania, Francia, Italia, Spagna e Polonia (che con l’uscita del Regno Unito dall’UE risulta la 5° economia).

Per questi cinque Paesi sono stati analizzati i risultati raggiunti nelle aree della produzione, del consumo, della gestione circolare dei rifiuti, degli investimenti e dell’occupazione nel riciclo, nella riparazione, nel riutilizzo.

Sommando i punteggi di ogni settore, si ottiene un indice di performance sull’economia circolare che nel 2021 conferma la prima posizione dell’Italia con 79 punti, seguita dalla Francia con 68 (in crescita di un punto), dalla Germania e Spagna con 65 e dalla Polonia con 54.

Le performance dell’Italia voce per voce

Nel dettaglio, ad esempio la quota di riciclo complessiva del Belpaese è del 68%, di undici punti percentuali sopra la media europea del 57%; il tasso italiano di uso circolare di materia è del 19.3%, sopra la media europea dell’11,9%: inferiore a quello di Paesi Bassi (28,5%), Belgio (24%) e Francia (20,1%), ma superiore a quello della Germania (12,2%).

Per la produttività delle risorse, il nostro Paese crea il maggiore valore economico per unità di consumo di materia: ogni kg di risorsa consumata genera 3,3 euro di PIL, contro una media europea di 1,98 euro.

Buona è anche la produttività energetica: 8,1 euro prodotti per kg equivalente di petrolio consumato. Il consumo interno di materiali per l’Italia nel 2019 è pari a 490 Mt, stabile rispetto all’anno precedente. Nel confronto con le principali economie europee, il nostro Paese rappresenta la realtà con i consumi minori insieme alla Spagna, per un valore di materia consumata pari a oltre metà di quello registrato per la Germania.

Nel 2018 i primi cinque Paesi per consumo di energia coincidono con le cinque economie più avanzate del continente. In particolare, l’Italia impiega circa 116 mila TEP (Tonnellate equivalenti petrolio) di energia all’anno, rimanendo costante rispetto all’anno precedente. In termini di quota di energia rinnovabile utilizzata rispetto al consumo totale di energia, l’Italia perde il suo primato scendendo al secondo posto, dietro alla Spagna, con il 18,2% di energia prodotta da fonti rinnovabili rispetto al consumo finale lordo.

La produzione pro capite di rifiuti urbani in Italia nel 2019 rimane costante a 499 kg/abitante, contro una produzione media europea di 502 kg/ab. La produzione dei rifiuti rispetto al PIL mostra un disaccoppiamento sempre più marcato a partire dal 2011, fino a raggiungere un significativo divario negli ultimi anni: a fronte di una produzione dei rifiuti sostanzialmente stabile, il PIL è cresciuto del 4,3% nel periodo 2015-2019.

Il riciclo dei rifiuti urbani nel 2019, secondo i dati ISPRA, è del 46,9%, in linea con la media europea, posizionando l’Italia al secondo posto dopo la Germania. La percentuale di riciclo di tutti i rifiuti è invece al 68%, nettamente superiore alla media europea (57%): al primo posto fra le principali economie europee.

L’Italia è invece ultima fra le grandi economie europee per numero di brevetti depositati.

Per quanto riguarda l’occupazione nei settori della riparazione, del riutilizzo e del riciclo l’Italia è al secondo posto, dietro alla Polonia, ma comunque davanti a Francia, Germania e Spagna.

L’orizzonte globale

Il focus del rapporto di quest’anno è il contributo che l’economia circolare dà alla lotta ai cambiamenti climatici.

Secondo il Circularity Gap Report 2021 del Circle Economy – che misura la circolarità dell’economia mondiale - raddoppiando l’attuale tasso di circolarità dall8,6% (dato 2019) al 17%, si possono ridurre i consumi di materia dalle attuali 100 a 79 gigatonnellate e tagliare le emissioni globali di gas serra del 39% l’anno. Avvicinandosi così all’obiettivo zero emissioni al 2050 previsto dall’Unione europea per rispettare l’Accordo di Parigi del 2015.

In questa direzione, indicata dalla Ue, l’Italia ha compiuto alcuni importanti passi avanti. Nel settembre 2020 sono stati approvati i decreti legislativi di recepimento delle direttive in materia di rifiuti contenute nel Pacchetto economia circolare mirato a prevenire la produzione di rifiuti, incrementare il recupero di materie prime seconde, portare il riciclo dei rifiuti urbani ad almeno il 65% entro il 2035, ridurre a meno del 10% entro la stessa data lo smaltimento in discarica.

Entro il marzo 2022 dovrà inoltre essere approvato il Programma nazionale di gestione dei rifiuti. E il nuovo Piano Transizione 4.0, più orientato alla sostenibilità rispetto al precedente Piano Industria 4.0, prevede specifiche agevolazioni per gli investimenti delle imprese finalizzati all’economia circolare. Misure che il CEN giudica importanti, ma non ancora sufficienti.

“Presi dalle emergenze, in Italia stiamo sottovalutando la portata del cambiamento europeo in atto verso l’economia circolare. Nella corsa verso un nuovo modello circolare il nostro Paese è tra i paesi leader in Europa, ma stiamo perdendo posizioni  – ha sottolineato Edo Ronchi, presidente del CEN -. È un’occasione che non possiamo mancare, non solo per l’ambiente ma anche per la competitività delle aziende italiane”.

Il rapporto completo è scaricabile dal sito del Circular Economy Network a questo link.