Sono passati 51 anni da quel lontano 22 aprile 1970, quando decine di milioni di giovani statunitensi manifestarono per la prima Giornata della Terra in difesa dell’ambiente in una data simbolica, un mese e un giorno dopo l'equinozio di primavera.
Da allora, l’iniziativa si è estesa in tutto il mondo ramificandosi in una serie di appuntamenti che ormai prendono idealmente inizio un mese prima, il 22 marzo, con la Giornata mondiale dell’acqua: ogni anno, l’Earth Day coinvolge oltre un miliardo di persone grazie all’azione di più di 22 mila partner in oltre 190 Paesi del mondo.
Ma se è cresciuta la sensibilizzazione di vecchie e nuove generazioni sulle emergenze che minacciano la salute e la sopravvivenza del Pianeta, le soluzioni messe a punto da governi e istituzioni internazionali non sono state messe a punto altrettanto rapidamente: proprio il 22 aprile, gli USA del presidente Joe Biden avviano un meeting virtuale di 48 ore sul clima coinvolgendo 40 nazioni.
L’obiettivo è rilanciare gli impegni presi per contenere l’aumento della temperatura globale così che non vada oltre un + 1,5°: e dunque non più azzerare le emissioni di anidride carbonica entro il 2050 ma ridurle di circa il 50% già entro il 2030.
Da parte sua, l’Europa si è mossa alla vigilia del vertice con una scelta chiara, in vista della neutralità climatica già fissata come obiettivo per il 2050: e ha adottato un taglio delle emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030, rispetto ai livelli del 1990.
I cambiamenti climatici e tutte le loro conseguenze sono dunque la prima emergenza da affrontare, in modo sistematico e coordinato a livello mondiale. Un impegno che non può però cancellare quello per la revisione complessiva degli stili di vita dei Paesi a economia più sviluppata e il rapporto con le risorse naturali a disposizione.
Che si tratti di un rapporto squilibrato lo mostra da anni l’Overshoot Day, con cui si cerca di misurare e rendere tangibile il vorace consumo degli ecosistemi che pure ci sostentano. Sulla base di una serie di parametri relativi ad esempio al consumo di acqua e cibo, l’Overshoot Day calcola infatti quando durante l’anno idealmente la Terra esaurirebbe le risorse che impiega un anno a rigenerare, se tutti i suoi abitanti adottassero le abitudini alimentari e di consumo del Paese preso a riferimento.
Questo evidenzia tra l’altro enormi differenze nell’impatto ambientale delle varie nazioni. Per l’Italia, ad esempio, nel 2021 l’Overshoot Day è previsto per il 13 maggio, mentre i consumi del Ghana esaurirebbero le risorse terrestri ben cinque mesi dopo, il 13 ottobre, quelli dell’Ecuador addirittura il 7 dicembre.
Per non parlare di Paesi energivori e ricchi come USA e Canada: per loro il sorpasso delle risorse naturali è arrivato quest’anno il 14 marzo, anche se il record spetta al Qatar,i il cui Overshoot Day 2021 è scattato addirittura il 9 febbraio.
I nodi da affrontare e gestire con urgenza sono molti: acidificazione degi oceani, inquinamento delle acque da microplastiche e, ancora prima, accesso all’acqua potabile per 1 miliardo di persone che ancora oggi non lo ha; scioglimento dei ghiacciai e innalzamento del livello dei mari.
Per questo l’Earth Day 2021 mette l’accento sulla necessità di agire e trovare soluzioni per, appunto, “Restore our Earth”, rigenerare il nostro Pianeta.
In Italia, tra gli appuntamenti da segnalare c’é anche la maratona multimediale - tredici ore di diretta streaming, fino alle 20.30 - promossa per la seconda edizione di #OnePeopleOnePlanet: con interventi, approfondimenti, testimonianze, performance in diretta su Rai Play e on demand sulla piattaforma www.onepeopleoneplanet.it.