La Terra è in ‘sovraccarico’. L’Earth Overshoot Day - il giorno in cui il pianeta esaurisce le risorse naturali che è in grado di rigenerare in un anno - per il 2021 cade il 29 luglio, in anticipo rispetto a quanto accaduto nel 2020. Allora la pandemia aveva rallentato la corsa al consumo di risorse degli ecosistemi naturali, fissando l’Overshoot Day al 22 agosto.
Ora questo pur minimo ‘vantaggio’ è stato azzerato: il nostro ‘debito’ con la Terra torna esattamente ai livelli di due anni fa. Perché questo indica in concreto l’Earth Overshoot Day: da qui fino a fine anno la popolazione mondiale vivrà in debito di risorse naturali, acqua cibo energia saranno consumati praticamente cinque mesi prima di quanto dovrebbe accadere per non intaccare le risorse degli ecosistemi naturali.
Questa data simbolica misura quindi la rottura di un equilibrio, quello nel rapporto tra uomo e ambiente: prendiamo più di quello che abbiamo a disposizione in base ai ritmi naturali. Ecco quindi una delle emergenze che la prossima COP 26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici - in programma contemporaneamente in Italia e in UK alla fine del prossimo ottobre - dovrà affrontare.
Ferma restando la priorità dell’appuntamento: fare passi avanti concreti sul fronte del contenimento dell’aumento delle temperature per fermare il Climate change. Perché, è bene ricordarlo, anche su questo fronte la pandemia ha solo rallentato la corsa delle emissioni di gas climalteranti, responsabili del riscaldamento globale: per il 2021 si stima un aumento del 6,6% dell’impronta di carbonio, rispetto all’anno precedente.
In vista dell’evento, allora, arriva dagli USA la campagna “100 Giorni di Possibilità”, quelli che mancano all’apertura della conferenza e che non possono essere sprecati. La promuove il think tank statunitense Global Footprint Network, a cui si deve l’iniziativa dell’Earth Overshoot Day.
Cosa ci racconta dunque questa data simbolo? “In pratica viviamo tutti come se avessimo a disposizione un pianeta e mezzo”, spiegano i promotori: per la precisione, la popolazione mondiale consuma in un anno le risorse naturali pari a 1,7 volte quelle presenti sulla Terra.
Oltretutto l’Earth Overshoot Day registra una media mondiale: l’impronta ambientale - l’insieme di acqua, cibo, energia, materie prime che utilizziamo - può variare moltissimo da una nazione all’altra. Così come l’altro indicatore registrato, la biocapacità dei territori ovvero quanto un ambiente può mettere a disposizione in termini di risorse naturali: quest’anno a destare particolare preoccupazione è lo stato di salute della Foresta Amazzonica, uno dei grandi polmoni del pianeta, particolarmente compromesso.
L’Italia ad esempio ha esaurito le risorse naturali già il 13 maggio scorso e da allora è in debito con la Terra. Ma c’è chi aveva bruciato questa data già il 9 febbraio, come il Qatar, mentre secondo le previsioni l’ultima nazione a consumare le risorse annuali naturali a propria disposizione sarà l’Indonesia.
Come invertire la rotta? Secondo alcune stime, ricorda il think tank statunitense, per posticipare l’Earth Overshoot Day verso la sua naturale scadenza occorre un dimezzamento delle emissioni globali di carbonio: questo sposterebbe il nostro debito con la Terra di 93 giorni, oltre tre mesi. Da qui lo slogan della campagna “100 giorni”, #MoveTheDate, che si accompagna all’indicazione di tanti e diversi comportamenti che nazioni, città, settori produttivi e singoli possono adottare per adeguarsi al nuovo scenario e, appunto, per invertire la rotta sul fronte dell’‘aggressione’ alle risorse naturali.
Per scoprire le soluzioni proposte e per avere maggiori informazioni visita il sito dedicato all’Earth Overshoot Day, clicca qui.