Le città sono, e sempre più saranno, il fulcro dello sviluppo umano. Ecco perché un nuovo modello di sviluppo, più sostenibile, non può che passare da un ripensamento in chiave di economia circolare delle attività legate ai sistemi urbani: mobilità, gestione delle risorse idriche e dei rifiuti, energie rinnovabili ed efficienza energetica, aumento delle superfici di verde urbano.
Questo fa capire, e testimonia con dati, il Quaderno “Economia Circolare e Città Verdi” pubblicato il 6 settembre da Symbola, Fondazione che promuove Green economy, cultura e coesione sociale.
Basta partire da alcuni numeri: il 55% della popolazione mondiale vive in paesi e città, percentuale che entro il 2050 si prevede possa aumentare fino a raggiungere il 70%. Nonostante le città occupino meno del 2% del territorio mondiale, producono l’80% del PIL e oltre il 70% delle emissioni di carbonio .
Questi dati ci dicono che politiche orientate alla transizione ecologica non possono prescindere da una considerazione specifica del ruolo delle città: per la percentuale di popolazione mondiale che accolgono, per la loro complessiva impronta ecologica ma anche perché - come raccontano altre cifre - proprio i nuclei urbani sono i più sensibili agli effetti dei cambiamenti climatici.
“In tutti i continenti - riporta dunque il Quaderno a cura di Symbola - le città risultano fortemente esposte a maggiore frequenza e intensità di eventi estremi, dalle alluvioni improvvise a periodi siccitosi; aumento della temperatura con il verificarsi di ondate di calore sempre più violente e innalzamento del livello del mare. Ad esempio, 3/4 di tutte le grandi città si trovano sulla costa e più della metà della popolazione mondiale vive entro 60 chilometri dal mare”.
Allo stesso tempo, come detto più sopra “le città sono anche causa dei cambiamenti climatici, dal momento che le attività a livello urbano sono la principale fonte di emissioni di gas-serra”.
In allegato il report completo.
Ecco perché interrogarsi sulla trasformazione dei centri urbani in “Città verdi” e sostenibile è imprescindibile. Symbola insiste in particolare sul passaggio da Smart City a Green City. Tenendo conto che il concetto di ‘smart’ si è evoluto e “via via riempito di
nuovi significati, indicando città in grado di gestire le risorse in modo intelligente, resilienti agli eventi naturali, progettate attorno ai propri cittadini e per questo
attente alla qualità della loro vita e ai loro bisogni”. Non solo: l’idea di fondo è che le città di domani, se sostenibili, potranno essere il cardine di uno sviluppo anche economico a partire da nuove attività e lavori green. Già oggi poi, seguendo questa direzione, la transizione energetica oltre a combattere il Climate Change può diventare il cuore della ripresa post-Covid.
Il documento - redatto insieme a IILA, Istituto italo-latino americano - presenta dunque best practice, trend e analisi su 5 aree, quelle dei principali ambiti di cui le politiche urbane devono occuparsi per rendere green la città: Acqua, Mobilità, Materia, Energia, Verde e Agricoltura Urbana.
Sempre tenendo presenti i due livelli di cui si compone ogni centro urbano: quello fisico, delle infrastrutture, dei servizi e delle tecnologie; e quello immateriale - ma determinante - dato da persone, relazioni, culture e dinamiche sociali che letteralmente fanno una città.
Per fare un esempio, andando ad approfondire il tema dell’acqua si parla di Approvvigionamento e tutela della risorsa; Riduzione perdite e sprechi d’acqua; Trattamento delle acque reflue urbane ed eliminazione nuovi inquinanti; Riduzione e reimpiego fanghi di depurazione; Governance innovativa; Gestione deflusso acque meteoriche.
Accanto ai temi, vengono indicate tecnologie e soluzioni su cui puntare in questo ambito: nel caso dell’acqua, si tratta di Urban design; Sensorizzazione della rete; Big data e data analysis; Contatori intelligenti; Recupero, smaltimento o riutilizzo fanghi; Pianificazione deflussi.
Infine, interessanti e preziose sono le best practice riportate. Sempre a proposito di gestione delle risorse idriche, ecco allora la segnalazione - tra le soluzioni emergenti - di quella per il recupero di materia dai fanghi di depurazione avviata da Gruppo CAP a Truccazzano, con un innovativo impianto per il recupero della cellulosa dai fanghi dalle acque reflue attraverso un sistema di multifiltraggio.
Si tratta del primo impianto del genere in Italia, capace di estrarre cellulosa da riutilizzare per la produzione di compositi e biopolimeri nell’industria di plastica e bioplastica, e nella produzione di materiale da costruzione come l’asfalto stradale: esempio concreto di economia circolare.
“Un processo - si legge - che migliora anche la successiva fase di depurazione, perché le acque reflue prive di cellulosa sono più facili da trattare. La rimozione delle sostanze inquinanti risulta così più efficace, producendo anche un risparmio energetico, a tutto vantaggio dell’ambiente”.