Non c’è sviluppo sostenibile senza tutela - e recupero - della biodiversità, ovvero della diversità di ecosistemi, individui e corredi genetici presenti in un territorio. Non è solo il cambiamento climatico - che peraltro incide direttamente sulla biodiversità - a minacciare il mondo per come oggi lo conosciamo.
I dati di partenza: la popolazione globale di specie selvatiche si è ridotta del 60% negli ultimi 40 anni. Circa il 75% delle terre emerse e il 40% degli ambienti marini si è modificato in modo drammatico per effetto dell’azione dell’uomo: il consumo di suolo e lo sfruttamento dei mari, l’inquinamento, la diffusione - favorita dalle attività umane - di specie aliene agli ecosistemi originali e appunto il climate change hanno impresso un’accelerazione fortissima in questa direzione. Da qui la proposta di indicare questa era geologica come “antropocene”.
La minore diversità biologica rischia però di avere conseguenze pesanti per l’umanità. Basta ricordare che nel mondo più del 75% della varietà di alimenti da agricoltura dipende dall’impollinazione, e la riduzione del numero di insetti impollinatori - a partire dalle api - è ormai uno dei simboli stessi della perdita di biodiversità.
Non solo: si calcola che circa la metà del PIL mondiale dipenda in modo diretto dalla natura.
In questo scenario, la consapevolezza della centralità della biodiversità è alla base di diverse iniziative delle istituzioni.
L’Unione Europea, ad esempio, ha messo a punto la Strategia sulla biodiversità per il 2030, che prevede anzitutto la creazione di una più ampia rete di aree protette a livello dell’UE, sulla terraferma e in mare, ad esempio ampliando le aree Natura 2000 esistenti (una rete di siti di interesse comunitario, e di zone di protezione speciale).
Vista la pandemia di Covid-19, la Strategia UE punta anche su azioni per rafforzare complessivamente la resilienza dei nostri territori rispetto a minacce future, come gli effetti dei cambiamenti climatici, gli incendi boschivi, l’insicurezza alimentare, le epidemie - anche proteggendo la fauna selvatica e combattendo il commercio illegale di specie selvatiche. È infatti ormai dimostrato che un territorio con maggiore biodiversità può avere una migliore resilienza nell’affrontare eventi estremi.
Anche Regione Lombardia ha voluto mettere al centro il tema della biodiversità: prima nella sua Strategia regionale per lo sviluppo sostenibile e con la recente approvazione del PAF – Prioritized Action Framework - per saperne di più, scarica la brochure in allegato - per la gestione di Rete Natura 2000 in Lombardia (Life Gestire 2020).
Inoltre Regione Lombardia - tramite la Direzione Generale Ambiente e Clima - è da sempre impegnata, anche attraverso progetti europei, in progetti di conservazione di alcune specie faunistiche protette (orso bruno, lupo, scoiattolo rosso, gambero di fiume e monitoraggio delle specie di interesse comunitario), di ripristino delle connessioni ecologiche, di comunicazione del valore di Rete Natura 2000 presso gli agricoltori (Fa.re.na.it), di valutazione dei servizi ecosistemici di Rete Natura 2000 (Making Good Natura). Di particolare rilevanza il progetto Life IP Gestire 2020, che affronta in maniera innovativa e integrata la conservazione della biodiversità.
Per sapere di più su uno dei progetti Life di Regione Lombardia per la gestione di Rete Natura 2000 sul territorio lombardo, clicca qui.
Ora poi tutela e ripristino degli ecosistemi sono al centro di un documento dedicato alla costruzione di una Strategia regionale, che propone un approccio alle azioni di contrasto alla perdita della biodiversità di tipo interdisciplinare e integrato, sull’esempio della Strategia UE sul tema.
Proprio per lo stretto raccordo con il contesto europeo e nazionale, indispensabile per un’azione veramente efficace, il documento “Verso la Strategia regionale Biodiversità” è un work in progress. Ed è aperto ai contributi di tutti gli stakeholder e cittadini interessati a un tema tanto rilevante per un vero sviluppo sostenibile.
Fino al 27 agosto infatti è aperto un sondaggio per raccogliere contributi utili a migliorare i contenuti del documento e il percorso che Regione Lombardia intende svolgere per realizzare azioni integrate per la biodiversità.
Il documento integrale “Verso la Strategia regionale Biodiversità” e la consultazione sono disponibili nella pagina dedicata: per leggerlo e per compilare il sondaggio clicca qui.
Partecipa anche tu: scopri di più sulle quattro aree tematiche di intervento a contrasto della perdita di biodiversità, che compongono il documento di Regione Lombardia insieme agli strumenti e alle normative che il territorio ha a disposizione per agire.
I promotori chiedono anzitutto di indicare quelle che si considerano le tre priorità in tema di salvaguardia della biodiversità; quali parti del documento possono interessare maggiormente la propria realtà lavorativa; quindi, per esempio, se il documento viene ritenuto esaustivo, se “ci sono aspetti importanti che non sono menzionati” oppure se ci sono temi “che devono essere maggiormente articolati”.
Per costruire una Strategia efficace c’è dunque bisogno della partecipazione di tutti.
Fai sentire la tua voce: c’è tempo fino al 27 agosto.
Le azioni di ripristino e tutela della biodiversità non possono aspettare: la UE rileva ad esempio che a oggi gli investimenti globali diretti alla biodiversità sono stimati in 52 miliardi di dollari annui, a fronte della necessità di investire tra i 150 e i 440 miliardi di dollari annui per garantite nel tempo risorse naturali del valore economico stimato in 125-140 mila miliardi di dollari annui (BIOFIN and OECD, 2019).
Ma l’impatto economico della biodiversità si misura anche in un’altra direzione. Il ripristino degli ecosistemi naturali genera posti di lavoro, diretti e indiretti, utili a sostenere in modo nuovo le comunità locali. In cifre: si stima che il Network Natura 2000 abbia sostenuto direttamente 104 mila posti di lavoro, per attività di gestione e conservazione delle aree protette, oltre ad altri 70 mila nell’indotto.
Per il futuro, ci si aspetta che la tutela della biodiversità possa generare fino a mezzo milione di posti di lavoro.
In agricoltura poi, 1,3 milioni dei 9,6 milioni di posti di lavoro nel territorio della UE sono collegati, direttamente o indirettamente, alla rete di Natura 2000.