Climate Change: senza azioni in 50 anni costi per 178mila miliardi di dollari

Pubblicata il 2 ago 2022

Nei giorni in cui Coldiretti denuncia che a luglio i danni causati all’agricoltura italiana dalla siccità e precipitazioni estreme potrebbero sfiorare i 6 miliardi di euro, e in cui il fiume Po tocca altri minimi storici con una portata vicina ai 100 metri cubi al secondo (al rilevamento ferrarese di Pontelagoscuro), non si può non sottolineare come il Climate Change sia (anche) una questione economica.

Ora un rapporto, il Global Turning Point Report 2022 di Deloitte, traduce questo fatto in cifre. Due su tutte: se la comunità internazionale non agirà con decisione per contrastare le cause dei cambiamenti climatici, questi ci costeranno nei prossimi 50 anni ben 178mila miliardi di dollari. In termini di PIL, si tratterebbe di una perdita del 7,6%.

Se invece si riuscisse ad accelerare il processo di decarbonizzazione, questo potrebbe far guadagnare all’economia globale 43 bilioni di dollari.

Ma c’è un altro dato che può far riflettere molto chi vive nell’area del Mediterraneo.

Il focus su Mediterraneo e Italia

Il rapporto va a guardare quali sono gli “hotspot”, ovvero le zone in cui la temperatura si è alzata anche più della media mondiale e dove si prevede continuerà a farlo: il Mediterraneo è uno di questi.

Già oggi infatti nel mar Mediterraneo la temperatura media è aumentata di 1,5°C rispetto al livello preindustriale: un rialzo sopra la media globale che è di +1.1°C. Guardando al futuro, e in particolare all’Italia, se si dovesse arrivare a uno scenario di riscaldamento globale intorno ai 3°C il Paese subirebbe - secondo il report di Deloitte Italy’s Turning Point - Accelerating New Growth On The Path To Net Zero 2021 – enormi danni in termini economici, ambientali e per la salute umana. 

Sempre in cifre: al 2070 il PIL potrebbe scendere del 3,2%, per un costo stimato in circa 115 miliardi.

Questo anche a causa di alcuni fattori che rendono l’area mediterranea  - e dunque anche il Bel Paese - più ‘fragile’ di fronte agli effetti dei cambiamenti climatici. In testa c’è  la carenza idrica, a cui si accompagna però una maggiore richiesta di acqua per l’irrigazione: lo scenario futuro, senza interventi concreti e urgenti, è quello di sempre più frequenti periodi di siccità, come quello - ad esempio - che l’Italia sta affrontando proprio ora.

Altri elementi critici sono una popolazione urbana numerosa e in crescita, le tante città esposte all’innalzamento del livello del mare, la nostra forte dipendenza economica dal turismo, settore che rischia di subire i contraccolpi del Climate Change oltre a quelli delle politiche internazionali di riduzione delle emissioni sui viaggi.

Le strade per invertire la rotta

Invertire la rotta è ancora possibile, anche se occorre farlo in fretta: è necessario mantenere l’aumento della temperatura media terrestre entro 1,5°C a fine secolo, perché oltre questa soglia le misure intraprese saranno molto più costose e comunque meno efficaci.

Per raggiungere questo traguardo, e avviare un’efficace transizione ecologica, il rapporto Deloitte invita a puntare sulle nuove tecnologie e sul riorientamento dei flussi di capitale, auspicando un cambiamento “negli stili di vita, di consumo e di produzione”.

Altre strade da percorrere sono la collaborazione tra settore pubblico e privato e l’impegno a promuovere uno sviluppo più sostenibile: un’economia decarbonizzata in grado di crescere a tassi maggiori rispetto a una equivalente economia carbon-intensive.

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